Sono tre i decreti legge in esame alla Commissione Lavoro del Senato in materia di caregiver familiare: S. 2128 Bignami, S. 2048 Pagano e S. 2266 del Partito Democratico.
Il termine anglosassone “caregiver” indica “colui che si prende cura” e si riferisce a chi volontariamente e gratuitamente si prende cura di un familiare in condizioni di non autosufficienza, siano essi anziani, malati o disabili.
Essendo l’attività del caregiver gratuita e volontaria, non esiste un dato ufficiale sul numero esatto. L’indagine multiscopo dell’ISTAT del 2011 ha rilevato in Italia la presenza di 15.182.000 persone (38% della popolazione italiana) che, nel contesto familiare, si prendono cura regolarmente di una persona.
I caregiver di solito sono:
- donne (45 – 55 anni di età) occupate anche in un lavoro fuori casa, ma che nel 60% dei casi hanno dovuto abbandore la propria attività per dedicarsi totalmente alla cura di un familiare non più autonomo;
- anziani e malati che a loro volta si occupano di cari ancora più in difficoltà;
- giovani tra i 15 e 16 anni (quasi 169mila) che, dividendo il loro tempo tra l’istruzione scolastica e la cura dei familiari, rischiano di essere isolati dai loro coetanei e di isolarsi a loro volta sia emotivamente che socialmente.
Questi dati sono sottostimati ma rendono comunque l’idea dell’importanza di una normativa che tuteli la figura del caregiver.
Attualmente la Commissione Lavoro del Senato è a lavoro per esaminare tre Ddl in materia di caregivers familiari, che hanno l’obiettivo di riconoscere la figura ufficialmente nel nostro ordinamento e di assicurarle agevolazioni fiscali, giuslavorative e previdenziali.
In particolare i decreti legge prevedono:
- L’equiparazione dei caregiver ai lavoratori domestici e dei relativi contributi figurativi cumulabili con gli altri contributi ai quali si ha diritto per un eventuale attività lavorativa svolta;
- Una copertura assicurativa e una tutela per le malattie;
- Una detrazione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche pari al 19% delle spese sostenute per l’assistenza, fino ad un massimo di 10.000 euro annui;
- Per i carevigers disoccupati l’INPS corrisponderà un rimborso spese non superiore a 1.900 euro annui;
- Chi svolge invece un’attività lavorativa potrà richiedere la trasformazione reversibile del proprio rapporto di lavoro da a tempo pieno a parziale;
- Specifiche campagne di sensibilizzazione all’argomento.